Librati con Alice
×

Immersivamento 2025: intervista a Giacomo Arzani, vincitore del Premio Arcimago

Di Roberto Andreani · 21 marzo 2025

Giacomo Arzani è il vincitore della prima edizione del Premio Arcimago organizzato da Rotte Narrative, e si è classificato secondo nella precedente edizione con Sonata per la morte di un Dio, il suo romanzo d’esordio, recentemente pubblicato da Acheron Books.

Per Immersivamento 2025, il nostro contest dedicato alla scrittura immersiva, si è offerto di condividere con noi un racconto inedito fuori concorso.

Lo abbiamo tartassato di domande per scoprire di più sulla sua scrittura e carpire i segreti che si nascondono dietro le sue idee…


Ciao Giacomo, grazie mille per la disponibilità. Ormai è da po’ che ci conosciamo e già dalle prime cose che mi avevi fatto leggere a suo tempo si intuiva che avresti imboccato la strada per il successo. Per Librati con Alice è un onore ricevere un tuo racconto tra i fuori concorso del contest.

Ho preso una copia di Sonata per la morte di un Dio e ho iniziato a leggerlo. Sapevo in cosa mi stavo imbattendo, perché all’epoca dell’edizione zero del premio avevo avuto il piacere di leggere l’incipit come beta lettore, però non mi aspettavo un senso di déjà vu così forte, credevo che l’avessi stravolto!

Al momento sono ancora agli inizi, quindi non posso avventurarmi in domande troppo approfondite, ma posso dirti che per i miei gusti è scritto benissimo ed è ancora interessante come lo ricordavo.

Prima dell’intervista, diamo un’occhiata alla quarta di copertina di Sonata per la morte di un dio:

Gli occhi di Eu sono luce, dalle sue ossa nasce la gravità e pelle di terra fertile su cui vivono i suoi figli, in una realtà scandita dai battiti di un cuore colossale. È un continente, un mondo, un dio… e sta morendo. L'inventore Beto si accorge che la profezia dei suoi genitori si sta avverando e deve partire su una nave volante per comprendere le verità celate dietro alla fine di ogni cosa. Dalla pelle della schiava Mezzaluce si risveglia un potere che la costringe a guidare il suo popolo in una fuga disperata dentro al corpo in rovina. La novizia Velia riceve un sussurro dello stesso Eu. Deve recarsi al cranio per salvarlo. Ma un dubbio minaccia la sua missione. E se persino il creatore potesse mentire?

E ora partiamo con qualche domanda sulla scrittura!


La scrittura

Quando hai iniziato a scrivere e quali esperienze hanno contribuito a sviluppare il tuo stile e il tuo approccio alla scrittura?

Ho iniziato, sorpresa sorpresa, con la poesia! Citando Benedetto Croce: “Fino a 18 anni tutti scrivono poesie. Dopo quell'età, solo due tipi di persone continuano a farlo: i poeti e i cretini.” Siccome mi riconosco in un cretino, ho continuato ancora un po’ e da lì sono passato ai racconti, ma non mi sono mai sentito “pronto” per cimentarmi in un vero e proprio romanzo. Sono rimasto in un limbo di scrittura hobbistica a lungo, poi tre anni fa ho deciso che era arrivato il momento. A quel punto, ho cercato vari manuali di narratologia e ho provato ad applicarli con risultati alterni, finché non è arrivata Rotte Narrative.

Da lì non mi sono più fermato.


Come prende vita una tua storia? Parti da un’idea precisa o lasci che il processo creativo ti sorprenda lungo il cammino? Ti è mai capitato di abbandonare qualcosa che avevi già iniziato a scrivere perché un’intuizione improvvisa ti ha spinto in un’altra direzione? E se sì, che fine hanno fatto quelle storie?

Farò una confessione: ho una valanga di spinte a destra e a sinistra. Mi innamoro di un’idea per una settimana, la sviluppo e poi la metto in cella frigorifera. Avrò almeno tre o quattro progetti di questo tipo, pronti per essere scritti. Cosa ne sarà di loro? Verranno scongelati? Boh, non ne ho idea.

Quando decido di iniziare a scrivere, però, vado sempre fino in fondo. Pianifico tutto più che posso e modifico la scaletta più volte finché non mi convince. È capitato che qualche “illuminazione” mi sorprendesse durante la stesura, ma non grandi stravolgimenti che mi hanno obbligato a rivedere tutto il resto.


Quali sono gli autori e le opere che hanno lasciato un segno nel tuo modo di scrivere? C’è stato un libro, un film o altro in particolare che ha acceso in te il desiderio di raccontare storie?

Il mio primo amore fantasy è un videogioco, “The Legend of Zelda: Ocarina of Time”. Ci ho giocato talmente tanto da impararlo a memoria, anche se è stata dura finirlo perché ero veramente piccolo.

Poi è arrivato “Il Signore degli Anelli”. Mi ha colpito proprio nel periodo giusto, quando avevo 10/11 anni. Subito dopo è uscito il film, altra gran spinta per l’immaginazione di un ragazzino che già era appassionato di spade, castelli e magia. La serie che mi ha dato il colpo di grazia, però, è stata “La Ruota del Tempo”. Quando l’ho finita, ho deciso che un giorno avrei provato a raccontare storie che arrivassero almeno a sfiorare quel livello.


Durante la scrittura, immagino tu sia stato immerso costantemente in cose che potessero essere fonte di ispirazione come film, libri e documenti. Quanto è stato difficile rimanere in quel mondo considerate le distrazioni presenti nella realtà di tutti i giorni, che come sappiamo non è propriamente un epic fantasy?

Per fortuna è stato abbastanza facile. Ho sempre amato crearmi mondi miei e mi viene facile isolarmi, andare al posto giusto con la testa. Quando scrivo, purtroppo, ho meno tempo per leggere, ma in questo mi vengono in aiuto gli audiolibri, che posso mettere durante faccende e viaggi in macchina. Sono una salvezza se si hanno tempi risicati!


Il tuo romanzo, anche se si rifà a una scrittura trasparente/immersiva, è scritto in terza persona al passato. È stata una scelta specifica per ottenere un determinato effetto o è frutto della tua preferenza? E cosa pensi della scrittura in prima persona al presente?

È stata una miscela di tutto. Sicuramente, i tre punti di vista che ho scelto per narrare la mia storia sono stati un fattore decisivo, ma anche il tipo di narrazione che volevo adottare e il gusto personale. Trovo la terza al passato più adatta a un Epic Fantasy come il mio e penso che i lettori di questo genere siano più abituati a una prospettiva (solo in apparenza) più esterna. Inoltre, penso che mi venga meglio, cosa fondamentale.

Per quanto riguarda la prima persona presente, penso che sia una tecnica perfettamente valida, capace di immergere al 100% e per nulla straniante se si applica bene. Come sempre, bisogna trovare lo strumento adatto alla storia.


La scrittura immersiva si è diffusa molto negli ultimi anni e qui in Italia è diventata oggetto di studi sempre più approfonditi. Alcuni la considerano coinvolgente, altri temono che possa appiattire la voce dell’autore o rendere prevedibili certe scelte tecniche. Da scrittore cosa ne pensi?

Bisogna partire da un presupposto: l’appiattimento è figlio di un’emulazione che non si è evoluta ed è un pericolo a prescindere per uno scrittore. Per anni e anni abbiamo avuto emuli dello stile più fiorito dei fantasy classici, con risultati che definirei alterni.

Uno dei vantaggi della scrittura immersiva è che ha delle regole ben definite, un approccio metodico che ti permette di scomparire dentro al personaggio e di capire con una buona certezza se stai ottenendo l’effetto desiderato; in questo caso, l’immersione nella vicenda. Se riesci a seguire le regole avrai un buon risultato. Per imparare a narrare una storia e a trasmetterla al lettore è senza ombra di dubbio lo strumento migliore. Inoltre, se applicata con perizia, è capace davvero di trascinarti dentro all’interiorità di un personaggio, di viverlo in tutto e per tutto. Poi sul gusto non si discute: può piacere o non piacere.

L’importante per un autore è avere la consapevolezza di quello che si sta facendo e di non ingabbiarsi più del dovuto. Si parla, appunto, di tecniche e null’altro. Si possono usare male o bene.

Ora parliamo del… premio Arcimago!


Premio Arcimago

Hai partecipato a due edizioni consecutive del Premio Arcimago, prima quella riservata ai corsisti di Rotte Narrative (dove sei arrivato secondo proprio con Sonata per la morte di un Dio) e poi a quella aperta al pubblico, dove ti sei classificato primo. Questo significa che per due anni hai scritto ininterrottamente e con delle scadenze precise. Quanto è stato impegnativo mantenere questo ritmo? Hai sentito la fatica della costanza o hai vissuto la situazione come un processo naturale?

L’ho vissuta con incredibile entusiasmo. Scrivere, sebbene faticoso e difficile, è pur sempre una passione. Fosse per me scriverei senza mai fermarmi.

Mi ha aiutato pianificare tutto nei minimi particolari: sapevo le scadenze dell’Arcimago e le ho incastrate con gli inevitabili tempi morti dell’editoria.


Essendo il tuo primo libro uscito da pochissimo, ma avendo vinto il Premio Arcimago con una nuova storia, quanto pensi che questo riconoscimento abbia influito sulla tua visibilità e sull’interesse del pubblico? Hai percepito un impatto concreto, magari in termini di attenzione mediatica o di nuove opportunità?

Mi ha aiutato sia a creare curiosità sui miei progetti, sia a darmi visibilità. Però c’è anche l’altro lato della medaglia: è facile disattendere le aspettative. Ad avere l’ultima parola e a decretare il successo di un’opera sono sempre i lettori, quindi vedremo il loro giudizio!


Acheron Books è la casa editrice che ti ha pubblicato. Molti autori sognano di vedere il proprio libro sugli scaffali, ma spesso non sanno cosa aspettarsi dal rapporto con un editore. C’è qualcosa che ti ha sorpreso dell’esperienza con Acheron? Com’è stato affrontare il percorso assieme a loro?

Non ho avuto particolari sorprese, dato che conoscevo bene la casa editrice e il loro approccio all’editing e al marketing. Posso riassumere il percorso insieme a loro con una parola: didattico. Ho imparato TANTISSIMO.


Immagino ci fossero diversi editori interessati al tuo nuovo romanzo ancora prima del premio, e ora che hai vinto ce ne saranno tanti altri. Hai già qualcuno che ti fa la corte? Ti senti come prima o le opportunità che hai davanti hanno in qualche modo influenzato il tuo percorso?

Per “Sonata” ho ricevuto diverse proposte, quindi ho avuto il lusso di scegliere l’editore che preferivo. Senza fare troppe anticipazioni, ho già una rotta ben definita in testa. Ma c’è una strada che sto pensando di intraprendere, un “detour” a sorpresa. Vedremo come si evolverà.


Il romanzo

Il tuo romanzo Sonata per la morte di un Dio intreccia le storie di Mezzaluce, Beto e Velia, tre personaggi con personalità e percorsi molto diversi. Quanto è stato complesso gestire voci e prospettive così distinte? Hai trattato le loro storie separatamente, scrivendole una per volta e avendo ben chiaro il filo conduttore che le unisce, o hai preferito una stesura lineare dal principio fino alla fine?

Sulle voci ho lavorato tanto in fase di editing ed è il punto in cui credo di essere cresciuto di più in questa esperienza. Una volta entrato davvero nei personaggi, è stato tutto piuttosto naturale. Come tipo di stesura ho optato per un approccio lineare, dato che il ritmo della narrazione è molto importante in un libro abbondante come il mio (540 pagine, un milione e centomila caratteri). Così ho avuto fin da subito un’idea del risultato finale e di eventuali aggiustamenti da fare a stesura ultimata.


La copertina di un libro è il primo contatto con i lettori, ma spesso la sua realizzazione è frutto di un equilibrio tra le idee dell’autore e le scelte editoriali. Quanto sei stato coinvolto nel processo decisionale? Hai avuto modo di dare il tuo contributo o ti sei affidato completamente alla casa editrice?

Mi sono affidato completamente alla casa editrice… e ho fatto bene. La copertina è bellissima e lo sono ancora di più le mappe (fatte dal bravissimo Fabio Porfidia, andate a cercarlo su Instagram che pubblica un sacco di cose belle). Vedere per credere!


La promozione è un aspetto fondamentale, ma spesso impegnativo per un autore solitario. Quali strategie stai adottando per far conoscere Sonata per la morte di un Dio? E quali sono le iniziative con cui la casa editrice ti sta supportando?

Acheron ha vent’anni di storia alle spalle, quindi un pubblico ben consolidato. Già solo apparire sul loro catalogo è una bella spinta alle vendite e la loro presenza massiccia alle fiere un altro tassello importante. Inoltre, mi sono obbligato ad avere una presenza sui social con una tecnica infallibile: chiedendo aiuto a un professionista, quindi spendendo soldini. Nel mio caso Giada Abbiati, che mi ha aiutato a tracciare una via. Da solo probabilmente avrei mollato per manifesta incapacità social.


Da ciò che ho già letto, è chiaro che i tre protagonisti affronteranno delle sfide molto diverse. C’è uno di loro che ti ha messo particolarmente alla prova nella scrittura, magari per la sua personalità o per le scelte che compie nel corso della storia? Qualcuno tra loro ti ha toccato nel profondo durante la stesura di scene emotivamente forti?

La più impegnativa è stata sicuramente Velia. La sua visione del mondo (pun intended, dato che è pure cieca), basata sulla fede, è completamente opposta alla mia. Poi è buona nel profondo e un po’ ingenua, a volte fin troppo, e c’era il rischio che lettori e lettrici non provassero alcuna empatia. Dai primi feedback sembra che non sia successo, per fortuna. I primi capitoli sono stati i più difficili, poi mi sono completamente immerso e da lì è stata tutta discesa. Anzi, mi sbilancio: alla fine è pure il personaggio che mi sono divertito di più a scrivere.

Alcune scene mi hanno toccato, molto. Se le rileggo ancora adesso, un po’ ci rimango male. Ma non dico altro per evitare spoilers eheh.


Quando ho avuto modo di leggere il tuo incipit ai tempi dell’edizione zero del premio, ricordo che pur lasciando intuire alcuni dettagli, non era così esplicito che l’ambientazione fosse il corpo di un Dio. Svelarlo chiaramente nella sinossi è stata una decisione che avevi fin dall’inizio o è qualcosa che hai maturato successivamente? Hai mai pensato di tenere questo elemento nascosto più a lungo nella storia e utilizzarlo come rivelazione?

A dire la verità, non ho mai pensato di tenerlo nascosto. Anche perché è uno dei principali selling points del romanzo! Attira l’attenzione immediatamente. Anzi, renderlo chiaro e comprensibile senza cadere in spiegoni noiosi è stata una delle sfide più grandi. Mi fa male ancora la testa a furia di picchiarla su questo aspetto.


Ricordo anche altre cose che ora sono diverse, come i nomi dei personaggi e un’altra faccenda fondamentale di cui mi avevi parlato, ma che non dico per non rischiare di fare spoiler. I cambiamenti sono stati necessari? Quanto è stato difficile staccarsi anche dalle cose più banali come i nomi dei personaggi, dopo che li hai concepiti e conosciuti in quel modo e con quella specifica personalità?

Non avevo finito la prima stesura del romanzo quando ho firmato per Acheron, quindi i personaggi avevano nomi diversi soltanto nell’incipit. È stato piuttosto semplice e trovo che i nomi nuovi siano anche più belli.

I cambiamenti sono stati fondamentali perché l’ambientazione ha subito ritocchi che necessitavano una revisione importante delle etnie, quindi i diversi ceppi linguistici da cui pescare per i nomi.


Scrivere personaggi di genere diverso dal proprio è un esercizio affascinante. Ti sei posto particolari domande o hai seguito degli accorgimenti nel dare voce a Velia e a Mezzaluce? E più in generale, cosa pensi della capacità degli scrittori di rappresentare esperienze e sensibilità che non appartengono direttamente alla loro realtà?

Velia e Mezzaluce, fin dalla loro genesi, hanno avuto quel genere. Le ho concepite proprio così, senza farmi particolari domande o problemi. L’unica preoccupazione è stata creare dei bei personaggi, stessa cosa per Beto.

Scrivere per me è esplorare, giocare a essere un altro in un altro mondo, scoprire cose nuove, se queste cose vengono a mancare tendo ad annoiarmi. La frase “scrivi di quello che sai” è vera fino a un certo punto. Ho letto personaggi maschili meravigliosi scritti da donne (Robin Hobb e Ursula Le Guin) e viceversa (Martin, Swanwick). Tolkien non era l’erede di una dinastia decaduta, Gambarini non è Cavalcanti e Shelley non mi pare fosse un dottore con la fissa dei cadaveri. Poi, ovviamente, una parte dell’interiorità dell’autore finisce nei personaggi, sia caratteristiche positive, sia negative. Di questo scriverei per ore, ma mi contengo, dato che qui non ho un milione di caratteri a disposizione (per vostra fortuna).


Parliamo della tua ultima opera ancora inedita: dopo la vittoria della prima edizione del Premio Arcimago (proprio con quest’ultima) e l’uscita di Sonata per la morte di un Dio, i lettori saranno curiosi di scoprire qualcosa su Un’elegia sugli oceani serpente. Cosa puoi raccontarci di questa storia? In cosa si distingue dal romanzo appena uscito?

Posso raccontarvi che è una storia molto più contenuta rispetto a Sonata, un mio tentativo di Sword & Sorcery vecchia scuola, ma con un approccio più moderno. È sempre ambientato in un mondo folle e “alieno”, pieno di magia, alcuni temi ritornano e se ne aggiungono di nuovi, con un respiro più attuale. Il protagonista è un uomo di sessant’anni, pieno di certezze infrante e di traumi non affrontati. Si naviga su velieri senzienti in immensi tubi d’acqua, ci si strugge e si danno grandi cazzotti (metaforici e non).



E adesso… il futuro!


Riguardo il futuro

Parteciperai a qualche fiera o evento letterario nei prossimi mesi? Per i lettori è sempre un’ottima occasione poter conoscere l’autore e approfondire il suo lavoro. Ci sono incontri, panel o attività particolari a cui prenderai parte e che ti entusiasmano in modo particolare?

Sarò presente a Marginalia per una toccata e fuga sabato 29 marzo, nel pomeriggio. Il 12 e il 13 aprile sarò ad Ancona al Comics & Games, al banco di Acheron. Poi c’è, ovviamente, il Salone del Libro, per cui non ho ancora delle date precise ma so per certo che ci sarò per più giorni. Darò aggiornamento sui social non appena saprò con certezza. Venite a trovarmi, anche solo per due chiacchiere!

(Aggiornamento post pubblicazione: Giacomo sarà presente al Book Pride, allo stand di Acheron Books, il 22 e il 23 marzo dalle ore 15.)


L’universo di Eu è incredibilmente vasto e sembra offrire molte possibilità narrative. Hai già in mente di espanderlo con nuove storie, oppure pensi a un progetto completamente diverso?

Ho già una novella prequel in canna, devo solo decidere cosa farne. Per il resto, potrebbe essere spoiler sul romanzo, quindi mi avvalgo della facoltà di non rispondere!


E per il futuro, hai in serbo la partecipazione ad altri premi letterari? Magari a un’altra edizione dell’Arcimago?

Ormai c’è il meme che presento un romanzo a ogni edizione dell’Arcimago, quindi lascerò il dubbio. È più divertente così.


Ora che il premio Arcimago è concluso, Un’elegia sugli oceani serpente è libero di prendere il volo. Hai già degli accordi con un editore? Puoi darci un’idea sui tempi previsti per l’uscita?

Ho già degli accordi con Acheron! Inizieremo a lavorarci a breve, tra un mese o due, e non vedo l’ora di sottoporlo al piccone dell’editing, ma non so ancora quando uscirà e non voglio dare false speranze. Di sicuro, presto sarà pronto!


Puoi svelarci qualcosa sul racconto che presterai al nostro contest? Sarà legato in qualche modo all’universo di Sonata per la morte di un Dio, o magari a Un’elegia sugli oceani serpente, oppure è qualcosa di completamente nuovo? Se non puoi anticipare nulla, ci accontentiamo di un aneddoto curioso o inaspettato legato alla tua scrittura.

Non l’ho ancora scritto, ma ho già qualche idea pronta. Avevo pensato di ambientarlo in uno dei due mondi, ma data la brevità del formato ho timore che sia difficile far passare un world building così particolare. Conoscendo il mio masochismo, comunque, mi complicherò la vita il più possibile.

Lettore avvisato…


Siamo arrivati al termine dell’intervista. Grazie per la tua disponibilità, faremo il tifo per te e per le tue prossime pubblicazioni, e anche per i prossimi concorsi, ma mi raccomando: lascia vincere anche gli altri (scherzo)!


Il racconto che Giacomo sta scrivendo per Immersivamento 2025 sarà pubblicato fuori concorso assieme ai racconti vincitori del contest, e lo troverete all'interno dell'antologia disponibile gratuitamente su questo sito o acquistabile a prezzo minimo nei principali store online.

Immersivamento è il primo contest letterario a partecipazione gratuita di Librati con Alice dedicato alla Scrittura Immersiva. Un'occasione per gli scrittori che vogliono mettersi in gioco e creare mondi in cui i lettori possano perdersi.

Se amate raccontare storie capaci di coinvolgere ed emozionare, partecipate anche voi, la scadenza per l'invio dei racconti è il 31 maggio 2025!


Potete seguire Giacomo sui social:

Instagram
Threads

E acquistare Sonata per la morte di un Dio su Amazon o sul sito dell'editore Acheron Books.


Altri link interessanti: